02/Dec/2024
La Grande Falla delle PMI sulla Cybersicurezza: Una Minaccia Crescente

La Grande Falla delle PMI sulla Cybersicurezza: Una Minaccia Crescente

Nel panorama della trasformazione digitale, dove l’adozione delle tecnologie più avanzate è vista come la chiave per restare competitivi, emerge una realtà allarmante: mentre le aziende faticano a comprendere e integrare queste tecnologie, il crimine informatico avanza con determinazione. Un settore, in particolare, sta sfruttando appieno le nuove tecnologie per alimentare le proprie attività illecite: il cybercrimine. Grazie all’uso di intelligenza artificiale e cloud, i criminali sono ormai in grado di creare vere e proprie “aziende digitali” per attaccare in modo sempre più sofisticato. Mentre il crimine evolve, molte PMI, purtroppo, non sono attrezzate per proteggersi da questa minaccia crescente. 

Una Difesa Insufficiente per le PMI 

Secondo una ricerca recentemente pubblicata da Clusit, l’Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica, in collaborazione con la Camera di Commercio di Modena e l’Università di Modena e Reggio Emilia, la situazione delle PMI italiane in termini di cybersicurezza è disastrosa. Le difese informatiche sono inadeguate e la maggior parte delle piccole e medie imprese non dispone delle risorse necessarie per fronteggiare gli attacchi. 

I team dedicati alla cybersecurity crescono con le dimensioni dell’azienda, ma nelle piccole realtà è raro trovare personale qualificato. In molte aziende con meno di 11 dipendenti, l’80% non ha un dipendente interno dedicato alla sicurezza informatica, e spesso si ricorre a un consulente esterno che, nella maggior parte dei casi, si occupa anche di altre funzioni. Solo nelle realtà più grandi si trova una figura dedicata esclusivamente alla cybersecurity, ma anche in questi casi, spesso, la competenza è limitata alla gestione della privacy. 

Il Nodo delle Competenze: Un Problema Urgente 

La carenza di competenze in ambito cybersicurezza è uno degli ostacoli principali per le PMI italiane. Non solo i team interni sono insufficienti, ma la formazione in ambito sicurezza informatica è trascurata. In ben l’85% delle microimprese, ad esempio, non vengono effettuati corsi di formazione per sensibilizzare i dipendenti su privacy e sicurezza. Questo crea un ampio margine di vulnerabilità che i criminali non esiteranno a sfruttare. Purtroppo, la mancanza di preparazione delle PMI fa il gioco dei cybercriminali, che si evolvono rapidamente grazie all’utilizzo di tecnologie all’avanguardia, come l’intelligenza artificiale. 

L’Intelligenza Artificiale al Servizio del Crimine 

L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando anche il mondo del cybercrimine, rendendo gli attacchi sempre più difficili da individuare e fermare. Tra i principali contributi che l’IA offre ai criminali c’è l’efficacia nel migliorare le campagne di phishing, uno degli attacchi più comuni. Utilizzando algoritmi avanzati, i criminali sono in grado di generare e-mail sempre più convincenti, mimando lo stile di comunicazione di aziende o persone specifiche per ingannare le vittime e rubare le credenziali di accesso. 

Inoltre, l’intelligenza artificiale alimenta anche un tipo di attacco noto come “credential stuffing”, che sfrutta enormi database di credenziali rubate per testare milioni di combinazioni su vari siti e servizi online. Se il criminale trova una password già utilizzata su più piattaforme, può accedere a numerosi account in pochi secondi. Le vittime, che magari non utilizzano la stessa password per ogni servizio, rischiano comunque di cadere in trappola, in quanto l’IA può prevedere facilmente schemi di password deboli o ripetuti, riuscendo a violare anche quelli solo leggermente modificati. 

La Raccolta di Dati: Come l’IA Pone a Rischio la Privacy 

Un altro potente strumento che i cybercriminali stanno utilizzando è la capacità dell’intelligenza artificiale di raccogliere informazioni. I criminali mirano sempre di più a compiere attacchi altamente personalizzati, studiando a fondo le vittime per ottenere il massimo vantaggio. L’IA è in grado di scandagliare il web alla ricerca di dati pubblici su individui o aziende, raccogliendo informazioni che possono essere utilizzate per comporre messaggi di phishing più credibili. Per esempio, se l’IA rileva che una persona è interessata al padel, può sfruttare un evento locale di padel come esca per un attacco mirato. Così facendo, l’attacco diventa molto più difficile da riconoscere, poiché il criminale utilizza dettagli personali per ottenere la fiducia della vittima. 

Attacchi “Macchina contro Macchina” 

Oltre agli attacchi che sfruttano l’inganno umano, una nuova frontiera sta emergendo: gli attacchi “macchina contro macchina”. In questi scenari, l’intelligenza artificiale viene utilizzata anche per analizzare le difese delle aziende e sviluppare strategie di attacco mirate. Gli strumenti usati dai criminali per testare le vulnerabilità aziendali vengono ottimizzati grazie all’intelligenza artificiale, aumentando così l’efficacia degli attacchi. 

Conclusioni: Un’Urgenza da Affrontare 

Le PMI italiane devono affrontare una realtà inquietante: se da un lato i criminali evolvono rapidamente, utilizzando le tecnologie più avanzate, dall’altro lato le difese delle piccole e medie imprese restano troppo deboli. La mancanza di competenze in cybersicurezza, insieme alla scarsa formazione dei dipendenti, espone le PMI a gravi rischi. La necessità di agire è urgente: è fondamentale che le aziende investano in risorse dedicate alla cybersicurezza, migliorino la formazione e sfruttino i servizi di protezione gestita per non restare indietro in una battaglia che si fa sempre più cruenta. 

«
»